IL COLORE DELLA LUCE NEL RISTORANTE
Sarà sicuramente capitato a chiunque di cenare almeno una volta nella vita in un ristorante in cui:
- un ambiente dalle luci fredde rendesse asettica anche la struttura meglio progettata;
- avete mangiato divinamente ma le portate avevano tutte un colore strano, tanto da chiedersi se il cibo fosse o non fosse di buona qualità.
Chi è riuscito nell’impresa di cenare nonostante il terribile mix di questi due fattori – noi l’abbiamo sperimentato diverse volte a nostre spese, – ha senza dubbio una soglia di sopportazione altissima. Ci siamo sempre chiesti quali fossero i motivi dietro una cosi scarsa attenzione all’atmosfera percepita e ai colori delle portate, e ancora oggi fatichiamo ad accettare le risposte che ci vengono riportate dai ristoratori quando li intervistiamo.
Sapevate che gli alimenti richiedono una precisa tonalità di colore per risaltare le loro qualità?
Che il colore della luce in un ristorante sia un argomento fondamentale è fuori discussione. In primo luogo, – non vorremmo essere ripetitivi, – l’atmosfera percepita impatta sulla sfera sensoriale del cliente e può stimolare le sue azioni, fino ad incrementare la sua spesa presso il vostro ristorante e decidere di tornare presto a trovarvi.
Non farsi guidare da un professionista può farvi commettere errori irrimediabili riguardo al posizionamento e alla quantità dei punti luce e dei loro comandi all’interno del ristorante. Due criticità che vanno assolutamente previste in fase di progetto, in quanto il rischio è quello di condizionare negativamente la scelta delle lampade da utilizzare, con il risultato di fornire al cliente una restaurant experience paragonabile soltanto a una cena al supermercato o, peggio, all’interno di un ospedale se la tonalità delle lampade non è calda. Cosi facendo, il percepito di qualità tanto ricercato svanisce ancor prima che il cliente metta piede nel vostro ristorante.
Ma c’è anche un altro aspetto che qui è fondamentale. Oltre ai ragionamenti rivolti ad aumentare lo scontrino medio, va considerata la naturalezza che la materia prima deve presentare nel momento in cui esce dalla cucina e viene servita al cliente. Le persone ne chiedono sempre di più, al pari di qualità e comfort, e questo apre un mondo intero di valutazioni su come illuminare il cibo.
L’ing. Roland Greule, professore alla facoltà di scienze applicate di Amburgo, afferma che: “i nostri occhi sono capaci di riconoscere ogni minima sfumatura di luce e di colore, ma a patto che i materiali, le superfici e soprattutto gli alimenti siano illuminati in modo corretto e naturale”. A questo aggiunge inoltre che oggi: “il cliente vuole identificare gli oggetti bene e con naturalezza”.
Il pane, per esempio, appare più appetitoso e croccante quando è illuminato da una luce calda, e lo stesso vale per i formaggi. La carne, da decenni, è illuminata con luci tendenti al rosso al solo scopo di ingannare i clienti, facendola sembrare più fresca. Secondo il nostro punto di vista, invece, una luce neutra è più veritiera e ne esalta comunque le tonalità. Il pesce, infine, richiede una luce tendente all’azzurro per risaltarne la freschezza, e cosi via…
Quindi che fare? Illuminare il ristorante di tante tonalità diverse può essere una scelta vincente? No, non stiamo dicendo questo. Ma è comunque nostro interesse porre in evidenza come soltanto uno studio di lighting design come Lighting&Restaurants può avere un’esperienza tale da garantirvi il massimo risultato quando si tratta del colore giusto da dare alla luce del vostro ristorante, strizzando come sempre un occhio al budget 😉
Lascia un commento